Sir 50,1a-b; 44,16a.17a.19b-20a.21a.21d.23a-c; 45,3b.12a.7.15e-16c; Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 9,40;10,11-16
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». (Gv 10,11)
La liturgia nella solennità di S. Ambrogio ci mette alla scuola del buon pastore. Gesù si mostra un pastore un po’ originale, anche più sollecito e disinvolto di un proprietario di capi di bestiame. Nessun pastore si preoccuperebbe mai di salvare un’unica pecorella che finisce nelle fauci degli animali feroci: purché vi siano tutte le altre, la produttività dell’azienda è garantita. Ebbene, Gesù si rivela il buon pastore perché sa creare una reciproca conoscenza tra le pecore e il pastore e questo rafforza ancora di più l’amore per l’uomo e per il suo popolo. Il brano di vangelo di oggi è un invito a non dimenticarci della sua presenza e ad essere docili lasciandosi guidare da Cristo che pasce, illumina, guida la sua Chiesa.
Siamo invitati a lasciarci guidare da lui nella persona dei suoi ministri che esercitano il mandato di pastori nel suo nome orientando tutti verso la verità e la salvezza scaturita dallo stesso Signore. Resta tuttavia fermo anche il monito dello stesso Gesù che invita inesorabilmente anche i pastori: “Fatevi modelli del gregge” (1Pt 4,3), perché l’esercizio di coloro che guidano non si trasformi in un abuso.
Preghiamo
Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
(dal Sal 22)
da: La parola ogni giorno.“I miei occhi hanno visto la tua salvezza”(Lc 2,30). Il dono di un nuovo inizio.Avvento e natale 2011, ed.Centro Ambrosiano