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Nel custodire: inizio di un amore

3 Dicembre 2011

Ez 13,1.17-23; Sal 85 (86); Eb 9,1-10; Mt 18,21-35

 

«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».           (Mt 18,21)

 

La proposta che Pietro fa a Gesù sembrerebbe già ottima; “sette volte” vuole significare tante e tante volte, fino agli estremi limiti della sopportazione, ma non sempre. Gesù deve correggere Pietro e tutti noi. Egli afferma che il perdono non può e non deve essere mai negato ad alcuno. La parabola che segue è illuminante per noi. Suscita sdegno e riprovazione il comportamento di quel servo. Gli viene condonato un debito enorme e poi egli infierisce contro un suo servo che gli deve soltanto pochi spiccioli. Ma come mai dopo aver ricevuto con infinita misericordia il condono dei debiti contratti non si è clementi con il nostro prossimo per offese sicuramente di gran lunga inferiori a quelle nostre?

Perdonare è conservare la possibilità di rapporti aperti verso coloro che hanno chiuso con noi, perché ci hanno fatto del male. In questo senso, perdonare è imitare Dio. Proviamo a rivivere la parabola dei due debitori, misuriamoci sulla capacità di perdono o sulla triste capacità di ferire la dignità del fratello. Proviamo a recuperare quanto si è perduto senza misurarci sul quanto o sul come, senza chiederci qual è il limite a cui arrivare. La misericordia senza misura di Dio, che in Cristo ci ha donato tutto e tutto ci donerà ancora, sollecita ora la nostra misericordia, il nostro perdono verso chi ha osato farci soffrire.

 

Preghiamo

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature.   

(dal Sal 145)

 

da: La parola ogni giorno.“I miei occhi hanno visto la tua salvezza”(Lc 2,30). Il dono di un nuovo inizio.Avvento e natale 2011, ed.Centro Ambrosiano