Ez 13,1.17-23; Sal 85 (86); Eb 9,1-10; Mt 18,21-35
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». (Mt 18,21)
La proposta che Pietro fa a Gesù sembrerebbe già ottima; “sette volte” vuole significare tante e tante volte, fino agli estremi limiti della sopportazione, ma non sempre. Gesù deve correggere Pietro e tutti noi. Egli afferma che il perdono non può e non deve essere mai negato ad alcuno. La parabola che segue è illuminante per noi. Suscita sdegno e riprovazione il comportamento di quel servo. Gli viene condonato un debito enorme e poi egli infierisce contro un suo servo che gli deve soltanto pochi spiccioli. Ma come mai dopo aver ricevuto con infinita misericordia il condono dei debiti contratti non si è clementi con il nostro prossimo per offese sicuramente di gran lunga inferiori a quelle nostre?
Perdonare è conservare la possibilità di rapporti aperti verso coloro che hanno chiuso con noi, perché ci hanno fatto del male. In questo senso, perdonare è imitare Dio. Proviamo a rivivere la parabola dei due debitori, misuriamoci sulla capacità di perdono o sulla triste capacità di ferire la dignità del fratello. Proviamo a recuperare quanto si è perduto senza misurarci sul quanto o sul come, senza chiederci qual è il limite a cui arrivare. La misericordia senza misura di Dio, che in Cristo ci ha donato tutto e tutto ci donerà ancora, sollecita ora la nostra misericordia, il nostro perdono verso chi ha osato farci soffrire.
Preghiamo
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
(dal Sal 145)
da: La parola ogni giorno.“I miei occhi hanno visto la tua salvezza”(Lc 2,30). Il dono di un nuovo inizio.Avvento e natale 2011, ed.Centro Ambrosiano