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Io sono il pane della vita

23 Aprile 2012

At 8,5-8; Sal 77(78); Gv 5,19-30

 

«Il Padre… ha dato ogni giudizio al Figlio…». (Gv 5,22)

 

Antefatto a questo brano è la guarigione del para­litico presso la piscina di Betzatà. Gesù è accusato per aver operato in giorno di sabato. Si difen­de spiegando la radice del suo agire: il Padre. Con disar­mante semplicità, in modo che più esplicito non si può, Gesù “alza il velo” sull’intimità esistente tra lui e il Padre. Tutti noi spendiamo la nostra vita per affermarci, per essere indipendenti. Per paura di non-essere, per paura della morte dobbiamo, contro tutto e tutti, affermare il nostro Io. Il Figlio, invece, è rapito dalla contemplazione del Padre. Egli ama tutto ciò che il Padre è, ha e fa. Gesù afferma la sua dipendenza. Non è per lui vergogna di ­pendere da questo padre: è la sua vita, è la sua gloria. Davanti a questo Tu il suo Io non deve auto-affermarsi, ma semplicemente essere, lasciando emergere il Noi della Trinità. Il Dio che giudica è questo. La sua estrema san­ti tà e lontananza si è avvicinata al nostro esistere, fino a en trare nei nostri sepolcri (v. 25). Ascoltare la voce del Fi glio ci coinvolge nella gioia d’amore che fluisce in Dio trinità. Tutto questo può sembrare astratto, ma i santi non sono altro che quei “morti” che avendo ascoltato la sua voce hanno cominciato a vivere. A questo mistero è chia­mato ciascuno di noi.

 

Preghiamo

Guardate a lui e sarete raggianti,

i vostri volti non dovranno arrossire.

Gustate e vedete com’è buono il Signore;

beato l’uomo che in lui si rifugia.

(dal salmo 33)

 

 

[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]