At 16,22-34; Sal 97(98); Cor 1,24-29; Gv 14,14,1-11a
«… perché dove sono io siate anche voi». (Gv 14,3)
Qual è il più grande miracolo della prima lettura? Il terremoto e la liberazione, oppure che degli uomini appena bastonati e imprigionati in ceppi, siano così liberi da pregare e cantare inni a Dio, ascoltati dagli altri prigionieri? Il Signore può scegliere strani posti dove essere presente, e altrettanto strani modi di fare giustizia. Egli vendicherà Paolo e Sila convertendo il carceriere! Che strana “famiglia” è la Trinità. Non solo ha posto in essere la creazione tutta. Non solo si è adoperata per strapparla dalla morte, ma ha voluto addirittura tenere vicino a sé ogni sua creatura. È Gesù che lo dice. Lui che, come Paolo, ha abitato nel carcere della nostra morte e dopo aver infranto le porte degli inferi, è salito al Padre e là prepara una nuova dimora per noi; possiamo addirittura sperare, per noi, la Gloria (seconda lettura)! Spesso in questa esistenza ci sentiamo «dolorosamente fuori posto, come un osso slogato» (Silvano Fausti). Ma c’è un posto per noi, che non ha confini di tempo né di spazio: il nostro posto è abitare nella tenerezza che c’è tra il Padre e il Figlio.
Preghiamo
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
(dal salmo 97)
[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]