Festa di san Marco
1Pt 5,5b-14; Sal 88(89); 2Tm 4,9-18; Lc 10,1-9
«Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero». (2Tm 4,11)
Dopo i dodici Gesù designa altri settantadue discepoli, inviandoli. Essi precedono Gesù nei luoghi dove sta per recarsi. La missione è compito della Chiesa tutta. L’unico mediatore tra Dio e gli uomini non ha vergogna di farsi coadiuvare da creature, piene di li mi ti e imperfezioni. Vediamo così che il rapporto im me dia to con Gesù (il fine), si concilia con l’impiego di altri mediatori (il mezzo). «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questo è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,42). Ecco le parole che sanciscono un buon lavoro apostolico. L’essere vaso d’argilla che custodisce un te soro inestimabile, è la consapevolezza autentica del vero apostolo. Pietro usa quelle parole bellissime: vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà (1Pt 5,10), specchio del la sua personale esperienza: come terracotta andrà in mille pezzi per aver confidato in se stesso (Gv 13,37-38), ma come Pietro offrirà la vita, quando confiderà nel Si gnore (Gv 21,18-19). Anche Marco l’evangelista passerà attraverso questo crogiuolo (At 15,36-41; 2Tm 4,11). Sarà lui a riportarci il racconto di Pietro e farci conoscere la fedeltà del Signore, più forte della nostra fragilità.
Preghiamo
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
(dal salmo 88)
[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]