MARTEDI – Ottava di Pasqua
At 3,25-4,10; Sal 117(118);1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15
«… andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». (Mt 28,10)
Nella prima lettura Pietro sottolinea che su Gesù s’è svolto un doppio giudizio: di condanna da par te dei sacerdoti ed anziani, di salvezza da parte di Dio. La vicenda umana del Figlio, così, ci coinvolge. Non possiamo non prendere posizione di fronte ad essa: o concordiamo coi sacerdoti oppure esultiamo per l’opera di Dio che strappa dalla morte. Il vangelo, invece, ci dice che c’è un tempo per ogni cosa, anche per incontrare il Risorto. C’è un posto in cui lui si mostrerà a noi. C’è un appuntamento cui non vorremo mai sottrarci. In Galilea, là dove tutto è cominciato. Luogo im puro per eccellenza, crocevia e confine; da lì Gesù è partito, lì ci dà appuntamento. Lui è disposto a partire e ripartire dalla nostra Galilea. Questa esistenza che non ci basta, e non può bastare, può essere il campo nel quale si nasconde, per farsi trovare, il tesoro, l’unico necessario. L’unico che ci basta.
Preghiamo
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fato prodezze,
la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
(dal salmo 117)
[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]