Festa dei santi Filippo e Giacomo
At 3,1-8; Sal 102(103); Gv 1,43-51
«Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”». (Gv 1,46)
Nella prima lettura di oggi, come nel vangelo di ieri, c’è, fondamentalmente, un incontro di sguardi. Lo storpio cerca l’elemosina, ciò che gli permette di sopravvivere. Nel “nome di Gesù”, invece, riceve un’eccedenza inaspettata che lo porterà a camminare, saltare e lodare Dio. Altro che “venire portato” per supplicare delle creature! Anche Natanaele sembra uno che sa di cosa ha bisogno. Ha i suoi criteri e le sue certezze: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buo no?». Filippo, che non si sente obbligato a convincere, risponde con libertà: «vieni e vedi». A Natanaele, allora, accade quell’esperienza di cui parlavamo ieri: essere e sentirsi profondamente conosciuti. Qualcuno, puntando gli occhi su di me, mi sa leggere ed interpretare «fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discernere i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). Questo sguardo non ci opprime ma ci dà vita, una vita nuova nella quale camminiamo, saltiamo e lodiamo Dio. È anche utile approfondire due figure bibliche citate nel brano di vangelo: l’agnello e la scala. Possiamo leggere e rileggere i seguenti brani: Gen 22,1-19; Es 12,1-4; Lv 16,20-22; Is 52,13-53,12 per l’agnello e Gen 28,10-22 per la scala.
Preghiamo
Benedici il Signore, anima mia.
Quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
(dal salmo 102)
[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]