Es 3,1-15; Sal 67 (68); Rm 8, 14-17; Gv 16, 12-15
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
Il Signore si presenta come colui che entra in relazione con gli esseri umani, egli non prende le distanze, ma si immerge nella storia. La possibilità di conoscerlo incontrandolo è portata a compimento nella storia di Gesù, quando una volta per sempre Dio si manifesta come colui che entra in relazione a tal punto da dare la vita per tutti. Festeggiare la Solennità della Trinità corrisponde a riconoscere che Dio si lega agli esseri umani proprio perché la sua stessa natura è quella della relazione tra le tre persone, una relazione tanto stretta da aprirsi fino a coinvolgere in quell’amore che dà vita ogni persona.
Preghiamo
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono
le porte della morte.
Dal Salmo 67 (68)