At 1,6-13a; Sal 46; Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53
Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». (At 1,10-11)
Ora è tempo in cui è bene che il nostro sguardo si posi con attenzione sulla storia, sull’umanità, sui passaggi di questa vita che ci coinvolge. Perché lo Spirito viene e pervade la terra, lascia tracce di sé, è manifesto e riconoscibile. Non possiamo lasciarci prendere da nostalgie d’altri tempi, da ripiegamenti su quanto è stato: questa storia merita! Dio l’ha scelta, il Figlio l’ha abitata fino in fondo, lo Spirito non cessa di animarla con vivacità e colore. E questo nonostante il grigiore nel quale spesso ci appare. Ora c’è un bene possibile, che spetta anche a noi, che attende la generosità e la speranza di uomini e donne capaci di visione, coraggio, prospettiva. Stiamoci bene su questa terra, con i piedi ben appoggiati e lo sguardo attento, perché lo Spirito di Gesù soffia, tanto in valli aperte quanto in spiragli nascosti e in gole che sembrano inaccessibili. Il Signore si manifesterà di nuovo, certo; ma ora è tempo in cui darsi da fare, certi della sua presenza continua, anche se diversa da come forse la vorremmo: e va bene così.
Preghiamo
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
(Sal 31,2)