At 2,29-41; Sal 117; Gv 3,1-7
«Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». (At 2,36-37)
Le parole di Pietro fanno breccia nel cuore dei suoi ascoltatori; la figura di Gesù, Signore e Cristo ingiustamente ucciso, lascia sgomenti gli israeliti che ascoltano lui e gli altri apostoli. E così si fanno domande, le fanno ai discepoli e si dichiarano disposti a rivedere la propria vita. Bella, proprio bella questa pronta attitudine al cambiamento! Perché di fronte a Gesù non è possibile rimanere gli stessi: almeno non se si lasciano entrare le sue parole e la bellezza che la sua vita racconta. Per gli ascoltatori, di cui ci parla questo brano degli Atti, è un momento di straordinaria luce sull’intera loro esistenza, al punto da affidarsi ad altri, riconosciuti vicini a Colui che salva, per comprendere quale nuovo orientamento dare al proprio cammino. Bello ascoltare di uomini e donne che sanno ancora interrogarsi, che non concepiscono la propria vita come un monolito intoccabile, che sanno lasciarsi disturbare, turbare e cambiare dai segni nuovi che Dio semina nella storia. Ci accada, ancora.
Preghiamo
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme. Alleluia.
(Sal 116,17-19)