At 1,1-8a; Sal 117; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18
Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me». (At 1,4)
Chi sa attendere, con fiducia e vivace vigilanza, ottiene di poter vedere come Dio sappia realizzare le sue promesse. Perché non c’è solo il travaglio, nel nostro cammino: c’è anche la gioia, possibile, luminosa, capace di rovesciare lo sguardo che posiamo sulle cose e sulla stessa nostra vita. Perché il peccato non ha l’ultima parola, e la vicenda storica di Gesù ha disegnato un nuovo percorso per l’umanità intera, Via inattesa e meravigliosa, che il Risorto ha confermato nell’esplosiva festa che è la Pasqua. Dopo il tempo di Quaresima, inizia per noi un’altra attesa, quella dello Spirito di Dio, che la Pentecoste rinnova per la nostra Chiesa. Si tratta, allora, di saper rimanere in questa festosa attesa, con gli occhi spalancati e vivi, perché i segni del compiersi del luminoso disegno del Padre, riaffidatoci dalle parole del Maestro e Signore Gesù, sono già tra noi, riconoscibili e promettenti, annuncio e insieme già inizio della festa cui tutti siamo chiamati, senza eccezioni.
Preghiamo
Alleluia. Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.
(Sal 113,1-2)