Sir 50,1a-b; 44,16a.17ab.19b-20a.21a.21d.23a-c;45,3b.12a.7.15e-16c, Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 9,40a;10,11-16
«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me». (Gv 10,14)
Gesù è il modello del pastore che ha cura del suo gregge. Egli si indentifica con Jahvé che è il Pastore del popolo d’Israele, affermando di essere lui stesso il Pastore che ha cura delle pecore e per esse offre la vita. La reciproca conoscenza tra Gesù-pastore e le pecore non è un’azione intellettuale ma bensì relazione affettiva, cordiale, ossia di cuore, per cui è disposto a donare la sua vita per il gregge che il Padre gli ha affidato. È una relazione profonda, simile a quella tra Gesù e il Padre, un legame forte e appassionato, un’amicizia sincera che non vede ostacoli nel suo realizzarsi fino all’estremo sacrificio. Questo amore grande che Gesù esprime è per noi che facciamo parte del popolo, nasce dal suo cuore pieno di carità, che diventa àgape per una vita di comunione, reciproca appartenenza. Affidiamo all’intercessione di sant’Ambrogio il nostro Vescovo perché sappia imitare la carità pastorale di Cristo.
Preghiamo
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà.
Dal Salmo 88,2