Ger 30,1-9; Sal 88 (89); Zc 12,1-7a; Mt 22,15-22
«Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?» (Mt 22,20)
Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,27) portiamo nel nostro cuore la sua iscrizione. È lecito chiederci con onestà se, all’esterno, questa immagine di Dio che siamo, sia visibile a chi c’incontra, se il nostro volto e i nostri occhi riflettono la luce del Risorto presente in noi. Quello che a noi deve importare è la fedeltà al Padre, per conformarci sempre più a Cristo, nel “restituire” la vita ricevuta in dono per renderla sempre più in comunione con la Trinità. Gli altri “poteri” politici o civili non possono e non devono distoglierci da questo punto fermo che ispira poi lo stile del vivere quotidiano: fraternità, condivisione, solidarietà, dono gratuito di sé, mitezza, misericordia, libertà di coscienza, ecc. Il nostro dedicarci a Dio non ammette “concorrenti”. La divinizzazione dell’imperatore romano non può interferire nelle scelte personali relative alla fede. Ogni esistenza umana è di immenso valore perché ciascuno ha dignità di figlio di Dio.
Preghiamo
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà.
Dal Salmo 88,2