Mi 4,1-4; Sal 95 (96); 1Cor 1,1-10; Mt 2,19-23
«Entrò nella terra d’Israele». (Mt 2,21)
Giuseppe è l’uomo che ascolta la Parola di Dio, discerne, obbedisce, agisce con saggezza, prudenza e decisione. Regnava in Giudea il figlio di re Erode, la paura fa decidere a Giuseppe di non stabilirsi lì, ma di ritornare in Galilea, a Nàzaret, ritrovando una corrispondenza con le Scritture che preannunziavano il Messia come Nàzareno. Giuseppe è senz’altro uomo di preghiera e riflessione, pur provando paura, Dio lo guida proprio in questo rapporto intimo e personale. Gesù, con Maria e Giuseppe, compie l’esodo definitivo ritorna in Israele, per essere la Parola di Dio che vuol far ritornare il suo popolo al Padre. Si attua così la profezia di Osea (11,1): «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Gesù è veramente il Figlio del Padre che conduce verso la sua casa dove, anche noi figli adottivi, abbiamo la méta. Le difficoltà o pericoli della vita non siano di impedimento a confidare in Dio sull’esempio di Giuseppe.
Preghiamo
Sorse per noi un giorno unico e santo:
venite, o genti, e adorate il Signore
perché una grande luce oggi è discesa sulla terra.
dalla Liturgia