Es 34,27-35,1; Sal 35 (36); 2Cor 3,7-18; Gv 9,1-38b
Il Signore disse a Mosè: «Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele». (Es 34,27)
Dopo la distruzione dell’idolatria del suo popolo, il Signore richiama Mosè sul monte. In quel luogo l’amicizia e la relazione con Dio vengono ridestate e, in Mosè, si traducono in gioia e coraggio. Un coraggio che si declina nella disponibilità di essere mediatore nel dialogo tra Dio e il suo popolo. La relazione con Dio arricchisce di sapienza, gioia e novità e si infonde come splendore interiore dell’animo, trasparendo all’esterno come il bagliore sul volto di Mosè. Ogni uomo, chiamato a coltivare un dialogo con il Signore, non può esimersi dal trasmettere agli altri la ricchezza di questo incontro: diventa così mediatore e interprete profetico della volontà del Signore all’interno di ogni quotidianità ed esigenza storica.
Preghiamo
Questa è la vera religione, la nostra religione,
la nostra spiritualità: la gioia di Dio.
Questo è il regalo che a noi porta Cristo
nascendo al mondo: la gioia di Dio.
(san Paolo VI)