Sir 44, 1; 47, 2. 8-11; Sal 17 (18); Mc 4, 10b. 21-23
Conferì splendore alle feste, abbellì i giorni festivi fino alla perfezione, facendo lodare il nome santo del Signore ed echeggiare fin dal mattino il santuario. Il Signore perdonò i suoi peccati, innalzò la sua potenza per sempre, gli concesse un’alleanza regale e un trono di gloria in Israele. (Sir 47,10-11)
Davide non agisce sempre secondo giustizia, anzi il suo peccato è assai grave. Eppure, l’interpretazione sapiente sa vedere in quanto da lui compiuto una grande opera, perché egli è stato il re che ha saputo celebrare il Signore. Può apparire stridente pensare che un uomo che ha compiuto il male nei confronti ad altri simili venga esaltato perché ha compiuto bene opere che non servono a nulla, non ottengono niente di concreto. Si tratta però di riconoscere che dando importanza al culto Davide ha consentito a tutto il popolo di riconoscere il valore fondamentale dal quale tutto dipende: solo mettendo al primo posto il Signore, annullando una logica che preferisce il profitto, che pensa di dare il primato alle opere, si può pensare che anche le opere saranno giuste.
Preghiamo
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Per questo, Signore, ti loderò tra le genti
e canterò inni al tuo nome.
dal Salmo 17 (18)