Pr 8,22-31; Sal 2; Col 1,13b.15-20; Gv 1,1-14
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. […] E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.» (Gv 1,1.14)
Il prologo di Giovanni funge un po’ da concentrato di tutta l’opera di Gesù e di tutto il Vangelo. Giovanni colloca il Verbo in Dio, presentandone la preesistenza eterna, l’intimità di vita con il Padre e la sua natura divina. Come non ricordare l’importanza della parola in tutto l’Antico Testamento a partire da quella Parola che tutto crea! Con questi primi versetti Giovanni ci introduce nel mistero della rivelazione eterna di Cristo.
Il versetto 14 è come la sintesi di tutto l’inno: si afferma solennemente l’incarnazione del Figlio di Dio. Il Vangelo afferma che «il Verbo si fece carne», cioè la Parola si è fatta uomo, nella sua fragilità e impotenza come ogni creatura, nascendo da una donna, Maria. È questo l’annuncio da credere per essere salvati. Questa identificazione tra il Verbo e Gesù ci dice anche come sia importante per noi metterci in ascolto della Parola, che ha squarciato le nostre tenebre per portarci alla gioia, una gioia che non conosce tramonto.
Preghiamo
Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato».
(dal Salmo 2)