Lunedì 1 maggio
At 5,27-33; Sal 33 (34); Gv 5,19-30
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita (Gv 5,24).
Gesù è posto sotto accusa da alcuni Giudei. Rispondendo capovolge la situazione: l’accusato diventa giudice degli uomini. Il giudizio in realtà si realizza fin d’ora nell’ascolto di Gesù e nella fede nel Padre, due componenti strettamente dipendenti l’una dall’altra. Ascoltare il Figlio è credere al Padre, perché l’uno e l’altro sono indissociabili. Rifiutare Gesù è rinnegare il Padre. Il credente che aderisce, in uno stesso movimento, al Padre e al Figlio, riceve il dono immediato della vita. Con la venuta di Gesù i tempi ultimi si sono inaugurati. Il giudizio si basa sull’accoglienza o il rifiuto di Gesù: con Gesù si entra nel «già presente», in cammino verso la risurrezione finale, «non ancora» avvenuta. Unica condizione è ascoltare la sua Parola per ottenere già da ora la vita eterna. L’uomo, dominato dalla morte, fa l’esperienza di una nuova prospettiva: la potenza della risurrezione lo tocca già nel presente, così che può conoscere già la vita eterna che, pur appartenendo solo a Dio, è comunicata alla creatura per mezzo di Gesù.
Preghiamo
Donaci, Signore,
di capire che l’ascolto della tua Parola
ci apre la porta della vita eterna,
quella vita che noi desideriamo
ma che solo tu puoi donarci.
[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]