Ez 36,16-17a.22-28; Sal 105 (106); 2Cor 6,14b-7,1; Mc 6,6b-13
Quale rapporto può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar? (2 Cor 6,14b-15a)
Ormai al cuore di questo tempo di Quaresima, ci viene chiesto – ancora una volta! – di decidere con chi vogliamo stare, in quale direzione vogliamo sospingere i nostri passi. Dobbiamo disporci, di nuovo, a prendere posizione, abbandonando l’accomodante perenne tentennamento e quel facile ondeggiare da una parte e dall’altra per non scontentare nessuno e garantirci una collocazione tiepida e inevitabilmente priva di responsabilità. Essere “una canna sbattuta dal vento” non corrisponde all’Evangelo di Gesù. Ma quale strano rapporto pensiamo mai di poter stabilire, noi, tra Dio e l’ingiustizia, tra il suo amore e l’agire incattivito e ostile, tra la sua bellezza e l’immoralità di tante nostre scelte?
Preghiamo
Non resterà lo scettro dei malvagi
sull’eredità dei giusti,
perché i giusti non tendano le mani
a compiere il male.
Sii buono, Signore, con i buoni
e con i retti di cuore.
Ma quelli che deviano per sentieri tortuosi
il Signore li associ ai malfattori.
Pace su Israele!
(dal Salmo 125)