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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

30 Aprile 2014

At 4,1-12; Sal 117(118); Gv 3, 1-7

 

«… se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio». (Gv 3,5)

 

Questa pagina è piena di rivelazione ed oscurità, profezia e mistero. Siamo in piena notte e non ve ­diamo nulla. Il contesto notturno, in cui tutto è percepito in modo incerto, fa da contrasto con la sicurezza di Nicodemo: «Sappiamo che sei venuto da Dio…». Gesù accogliendolo lo ridimensiona subito e lo destabi­lizza: «Non sai proprio niente. Puoi solo vagare nel buio, di notte. Riconoscere la presenza di Dio non è frutto di studi teologici o ruolo di potere: bisogna nascere dall’al­to». Quasi a dire che solo una creatura nuova può cono­scere (vedere) e partecipare (entrare) al regno di Dio. Bisogna affrontare una nuova nascita dall’Alto, dall’ac­qua e dallo Spirito. È in corso una gestazione, fino a quando colei che deve partorire partorirà (Mi 5,2). L’uo ­mo vecchio non può vedere, né entrare nel regno di Dio, sarebbe la sua morte, perché nessuno può vedere Dio e restare in vita (Es 33,20). Al contrario l’uomo nuovo, do ­po il travaglio di una nuova nascita, potrà contemplare Dio faccia a faccia (1Cor 13,12).

 

 

Preghiamo

O Dio, tu sei il mio Dio,

dall’aurora io ti cerco,

ha sete di te l’anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz’acqua.

(dal salmo 62)