At 2,41-47; Sal 26(27); Gv 1,35-42
«…fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: “Ecco l’agnello di Dio!”». (Gv 1,36)
Abbiamo visto nei giorni scorsi, a più riprese, la parola “stare” indicare il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli. Oggi sono i verbi abitare e dimorare che proseguono ed approfondiscono quanto già vi sto. Sia negli Atti che nel Salmo lo stare insieme nel Tempio, casa del Signore, alla presenza del Volto si presenta come un tutto armonico. Nel vangelo i discepoli si staccano dal Battista e seguono l’Agnello. Anche qui torna ad essere indicata la realtà dell’abitare: “Maestro dove dimori?”. Loro non sanno ancora di essere al cospetto dell’unigenito che abita nel Padre (Gv 1,18); quel giorno rimangono da lui, possono così continuare l’azione del Battista fissando anche loro lo sguardo su di lui (cf. Eb 12,2). Ma anche Gesù fissa lo sguardo sui discepoli. I suoi occhi sanno vedere, in noi, ciò che è misterioso a noi stessi. Dimorare sotto il suo sguardo fa emergere la verità del nostro nome e apre ad un futuro insospettato, come è stato per Pietro. Ogni giorno, anche oggi, impariamo ad abitare e dimorare con Lui.
Preghiamo
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
(dal salmo 26)