Is 6,8-13; Sal 25 (26); Eb 4,4-12; Mc 6,1b-5
Infatti la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. (Eb 4,12)
Lasciare spazio a Dio può essere doloroso, va detto. Lasciarlo entrare può significare andare a toccare i punti più nascosti e acuti di noi stessi. Permettergli di raggiungerci nel punto in cui anima e spirito si toccano, può fare anche male. Ma – dice la lettera agli Ebrei – questo permette di fare chiarezza, questo può davvero rendere veri, e consentirci di andare in contro al mondo e agli altri e a noi stessi con verità e trasparenza. Dio opera un discernimento in noi, fa emergere chi siamo e perché siamo. Non c’è in noi questo originario desiderio di verità e fedeltà a noi stessi? Non c’è questo amore per quella trasparenza che fa di ognuno di noi delle creature uniche e meravigliose, capaci di interpretare il proprio posto nella storia e nel mondo?
Preghiamo
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me al tua mano.
(dal Salmo 139)