Gc 3,1-12; Sal 38; Lc 18,35-43 Non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo: tutti infatti pecchiamo di molte cose. (Gc 3) Un ammonimento per quanti hanno un compito di magistero nella comunità cristiana perchè saranno giudicati con più severità, ma anche per tutti gli altri che nessuno abbia a sentirsi più grande o più intoccabile di altri, in quanto tutti abbiamo bisogno di misericordia per i nostri peccati e le nostre mancanze. Ma l’apostolo Giacomo ha parole decise sulla padronanza della propria lingua, del discorrere a vuoto o della maldicenza. "La lingua nessuno la può domare, è un male ribelle ed è piena di veleno mortale". Se con la lingua possiamo fare il bene con essa possiamo altresì fare molto male al prossimo. L’apostolo la definisce il ‘mondo dell’iniquità’. In ogni tempo e per ognuno vale tale insegnamento. E’ la fede che salva, come ha salvato il cieco del brano evangelico che, non curante dei rimbrotti, grida a Gesù la sua richiesta di aiuto e ne riceve in dono la vista. Il seguito è esemplare: ci vede, riconosce Gesù e lo segue, loda Dio. Preghiamo col Salmo Mi nardeva il cuore nel petto; al ripensarci è divampato il fuoco. Allora ho lasciato parlare la lingua: "Fammi conoscere, Signore, la mia fine, quale si ala misura dei miei giorni, e saprò quanto fragile io sono".