Ger 23,1-8; Sal 88; Eb 11,1-2.39–12,2a; Mt 21,28-32
«Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una». Ger 23,3-4
La Chiesa è di Dio e di nessun altro; ed è proprio bene che sia lasciata a lui l’iniziativa sul percorso da intraprendere. Nel testo di Geremia, l’intervento del Signore segue la sua enorme delusione per il modo con cui i pastori del suo popolo hanno gestito in proprio la loro responsabilità, incapaci di cura, non preoccupati della dispersione del gregge loro affidato. Dobbiamo tornare a Dio e alla sapienza del Vangelo, non altro: con umiltà e disponibilità; forse con un poco di silenzio in più che si faccia ascolto; con meno orgoglio e proprio nessun trionfalismo. C’è un cambiamento da attendere, un tempo di rinnovamento, che è in mano a Dio e che non appartiene invece alle nostre strategie, già troppe volte fallimentari. Lasciare l’iniziativa a lui non è comunque arrendevolezza passiva e disinteressata: forse chiede uno sguardo rivolto verso l’alto ogni volta che il presente ci sgomenta, una dedizione più viva e più tenace alla sua Parola, una cura reciproca attenta e fraterna. Poi il Signore farà.
Preghiamo
O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito
nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono
così generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli,
ma vieni a liberarci dal male, o Figlio di Dio,
che vivi e regni nei secoli dei secoli.
dalla liturgia del giorno