Ger 2,1-2a.30-32; Sal 129; Eb 1,13–2,4; Mt 10,1-6
«Voi di questa generazione, fate attenzione alla parola del Signore! Sono forse divenuto un deserto per Israele o una terra dov’è sempre notte? Perché il mio popolo dice: “Siamo liberi, non verremo più da te”?» Ger 2,31
Povera anche la nostra generazione, come quella di Geremia, in cui non abbiamo smesso di pensare che Dio sia un laccio per noi e per il nostro desiderio di libertà; come se il pensiero di uno sguardo divino sul mondo fosse insensatezza e debolezza, disimpegno, servilismo, illusione…! E se invece Dio fosse davvero il primo e irrinunciabile promotore della nostra libertà? Quella libertà che cerchiamo chissà dove e chissà come. E qual è il volto di Dio che custodiamo e che comunichiamo, noi che ci diciamo credenti? E quale quello che contribuiamo a far riconoscere? Cosa si vede in noi e nella nostra fede? Se tanti spazi attorno a noi sembrano diventare deserti, non è che forse siamo noi ad aver impoverito la fecondità del messaggio evangelico? Se troppo facilmente non riusciamo a far intravvedere luce oltre la notte, non è che forse abbiamo opacizzato e intristito la Buona Notizia che abbiamo ricevuto e che diciamo possa sostenere il nostro cammino e le sorti dell’intera storia del mondo in cui viviamo?
Preghiamo
O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito
nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono
così generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli,
ma vieni a liberarci dal male, Figlio di Dio.
dalla liturgia del giorno