Ger 1,4-10; Sal 73; Ab 1,1; 2,1-4; Mt 4,18-25
«È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà». Ab 2,3
Abacuc è profeta chiamato a dare spazio vivo alle risposte del Signore, che non tace di fronte alle molte ragioni che il suo popolo (e il profeta stesso!) ha per lamentarsi di fronte a lui. È uomo curioso e appassionato, in cerca, e rifugge ogni superficialità; vuole capire e non si accontenta di risposte accomodanti. E il Signore gli risponde, chiedendogli di saper attendere con fiducia: forse non tutto si risolverà con immediatezza e semplicità; forse bisognerà armarsi di pazienza e allontanare ogni fretta. Ma il tempo del Signore viene, perché la sua Parola è promessa che si compie, è risposta alle nostre più profonde attese. Forse anche il nostro tempo ha bisogno di gente che sappia custodire una fiducia viva e intelligente, e che la sappia comunicare con evidenza, come il Signore chiede ad Abacuc, invitandolo a incidere bene la visione sulle tavolette, perché la si legga speditamente. Questa trasparenza comunicativa è ancora compito profetico della Chiesa, oggi e sempre, senza tentennamenti.
Preghiamo
Guidami nella tua verità
e fammi tuo discepolo, Signore,
perché tu sei il mio Dio
e in te ho sempre sperato.
dalla liturgia del giorno