1Mac 6, 1-17; Sal 9 (10); Mc 1, 4-8
Il re, sentendo queste notizie, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo quanto aveva desiderato. Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire. Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Se ne va il sonno dai miei occhi e l’animo è oppresso dai dispiaceri. Ho detto in cuor mio: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto, io che ero così fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo dei mali che ho commesso a Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d’oro e d’argento che vi si trovavano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali; ed ecco, muoio nella più profonda tristezza in paese straniero». (Mac 6,8-13)
Il re Antioco è una figura negativa, che ha contribuito all’oppressione dei veri fedeli di Israele. Egli, che sembrava invincibile nella sua volontà malvagia, come spesso accade vede mutare le proprie sorti, fino al declino della morte. In quella occasione è lui stesso a fare il bilancio fallimentare della propria esistenza.
La Scrittura presenta con finezza anche questi fatti, parte della storia della salvezza, fino a interpellare ogni lettore, quantomeno per verificare se si è capaci dello stesso senso critico a proposito delle proprie azioni, primo elemento necessario per decidere di intraprendere un cammino differente dalla malvagità.
Preghiamo
Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l’avido benedice se stesso.
Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
«Dio non ne chiede conto, non esiste!»;
questo è tutto il suo pensiero.
dal Salmo 9 (10)