Ne 13, 23-31; Sal 118 (119); Lc 14, 1a. 7-11
In quei giorni io Neemia vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdod, di Ammon e di Moab; la metà dei loro figli parlava l’asdodèo, nessuno di loro sapeva parlare giudaico, ma solo la lingua di un popolo o dell’altro. Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare su Dio: «Non darete le vostre figlie ai loro figli e non prenderete le loro figlie per i vostri figli o per voi stessi». (Ne 13,23-25)
Un’altra attenzione di Neemia è rivolta al rifiuto di mescolanza tra il popolo di Israele e gli stranieri. Non si deve intendere questo aspetto come una forma di xenofobia, ma è necessario, a partire dal dato socio culturale, coglierne l’aspetto teologico: legarsi agli stranieri è inteso come un abbandono del Dio di Israele, referendogli altre divinità. Questa pagina mette allora tutti in discussione, circa la radicalità con la quale si è in grado di vivere l’alleanza con il Signore senza cedere ad altro, cioè senza indulgere in idolatrie di vario tipo.
Preghiamo
Uno zelo ardente mi consuma,
perché i miei avversari dimenticano le tue parole.
Limpida e pura è la tua promessa
e il tuo servo la ama.
dal Salmo 118 (119)