Is 43, 1-6; Sal 16 (17); 2Cor 9, 6b-9; Gv 12, 24-33
Così dice il Signore Dio che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare, poiché io sono il Signore, tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore. (Is 43,1-3)
Questo brano del profeta Isaia subito porta alla mente la conclusione della vita di san Lorenzo, martirizzato tramite il fuoco. Potrebbe sembrare che quell’episodio smentisca quanto descritto da Isaia, dal momento che Lorenzo muore a causa delle fiamme che lo bruciano. Al contrario, la testimonianza di san Lorenzo permette di intendere il senso pieno di quelle parole: la fede nel Signore, la sicurezza della sua volontà di salvare ogni essere umano consente di dare senso alla vita, scoprendo che non è persa con la morte. La certezza della vicinanza del Signore ha sorretto Lorenzo, così che la sua testimonianza ha dato vita a nuovi cristiani; quale che sia la nostra condizione, proprio oggi, siamo chiamati alla stessa radicalità nella relazione con il Signore.
Preghiamo
Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia.
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
dal Salmo 16 (17)