Ct 6,1-2; 8,13; Sal 44; Rm 5,1-5; Gv 15,18-21
Gesù disse ai suoi discepoli: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». (Gv 15,20b-21)
Il cammino del discepolo non può non calcare gli stessi passi del Maestro. Il fascino e le perplessità che Gesù suscitava si ritrovano anche nella comunità di quanti si riuniscono nel suo nome. Nulla di strano, quindi, se incontriamo ostilità nell’annuncio dell’Evangelo: la parola di Gesù era «dura», e ammorbidirla per renderla più accettabile sarebbe stato un tradimento della forza e della bellezza della Buona Notizia. Ma sappiamo anche che la sua è una parola ancora accoglibile: ancora può toccare e tocca il cuore di uomini e donne del nostro tempo, incoraggiando e dando senso ai giorni. Anche per questo non avrebbe senso disperare del cammino che il Vangelo può ancora compiere nella storia degli uomini, perché la forza dello Spirito accompagna lo sforzo dei discepoli, apre vie e scenari forse da noi non immaginabili e ci consente di avere ancora e sempre speranza. Se il nome di Gesù si scrive nella nostra vita e la rende riconoscibile, con la sua durezza e il suo fascino, non c’è che da esserne lieti.
Preghiamo
Sperate in Dio, popoli d’ogni luogo,
aprite al suo cospetto il vostro cuore;
egli è il nostro rifugio, alleluia.
dalla liturgia del giorno