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Costruire la nuova terra

Venerdì della III settimana di Pasqua

19 Aprile 2024

At 9,10-16; Sal 31; Gv 6,22-29

Gesù rispose: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà». (Gv 6,26-27a)

Che dobbiamo darci da fare è chiaro, in ogni caso. Costruire la nuova terra, secondo il progetto di salvezza di Dio, è anche compito nostro. E Dio non farà in nostra vece quello che spetta a noi. Quindi non è il caso che cerchiamo Dio per chiedergli cose che stanno nelle nostre forze, che dipendono dalle nostre scelte, che sono da ottenere attraverso il nostro quotidiano impegno. Giovanni stesso ci ricorda che i cosiddetti “miracoli” di Gesù vanno visti come «segni», indicatori della direzione che le cose prendono se stanno nell’orizzonte di Dio. I segni impegnano, non dispensano dalla fatica; l’intervento di Dio indica il cammino da compiere, non lo fa al posto nostro. Persino il nostro pregare chiedendo ha più senso nella direzione di affinare il nostro ascolto e accordare il nostro agire al disegno di Dio, piuttosto che in quella di delegare a lui un’azione che risolva i nostri problemi. Diamoci da fare; nella direzione di ciò che dura, però.

Preghiamo

«Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio».
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi, tutti, retti di cuore, gridate di gioia!

dal Salmo 31