At 8,5-8; Sal 77; Gv 5,19-30
Gesù disse ai Giudei: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre». (Gv 5,21-23a)
La comunione tra il Padre e Gesù, il Figlio, ci è raccontata dal Vangelo secondo Giovanni con insistenza. Sembra che l’evangelista voglia aprirci gli occhi sul fatto che è Gesù la via per raggiungere Dio, preoccupato che la comunità cristiana possa relativizzare il ruolo del Figlio Gesù. Ci racconta come persino lo stesso giudizio divino sia interamente e definitivamente consegnato al Figlio; e questo significa che non possiamo non guardare a Gesù per capire quale sia lo sguardo di Dio sulla storia. Quindi la croce, quindi la Pasqua: il giudizio è quello che abbiamo conosciuto nel comandamento nuovo dell’amore; nel dono della vita fino a morirne, rifiutando l’uso della forza per liberarsi, meno ancora per vendicarsi; nel perdono che incoraggia al rinnovamento; nel gesto del Maestro chinato sui suoi discepoli per lavare loro i piedi. Questo il giudizio divino per il quale – ci scrive Giovanni – vale la pena “onorare” il Figlio, e “onorare” il Padre, lieti di appartenere a una storia così voluta dal Creatore.
Preghiamo
Dicano i riscattati dal Signore, alleluia:
«Ci ha liberato dalle mani del nemico
e radunato da tutta la terra», alleluia.
dalla liturgia del giorno