At 5,12-16; Sal 47; 1Cor 12,12-20; Gv 3,31-36
Giovanni diceva: «Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e ha udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza». (Gv 3,31-32)
Giovanni, il Battista, è insistente nell’invito a rivolgere lo sguardo a Gesù come colui dal quale non si può prescindere, se si vuole cogliere qualcosa di quanto Dio stia suggerendo all’umanità e alla sua Chiesa. Pensare di poter costruire le nostre strategie pastorali senza riferirci continuamente alla Parola vivente che è il Maestro e Signore di Nàzaret sarebbe un povero e infruttuoso tentativo, sterile e triste, incapace di quel volo a cui siamo chiamati, ancorato alla nostra fragilità, che ben conosciamo; è il «cielo» quello che ci aspetta. Qualcosa di più grande è possibile, perché quel Gesù è il Risorto per sempre. Soprattutto su questo dovrebbero misurarsi le nostre comunità, su questo investire, in questa direzione costruire percorsi e iniziative. Le “cose della terra” sono importanti e utili, facilitanti, coadiuvanti, certo; ma l’essenziale sta nella vita e nelle parole di Gesù. È la sua «testimonianza» a cambiare il mondo verso il suo destino di bellezza; noi a servizio di questa, felicemente.
Preghiamo
O Dio, meditiamo il tuo amore
dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all’estremità della terra.
dal Salmo 47