At 4,8-24a; Sal 117; Col 2,8-15; Gv 20,19-31
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. (Gv 20,30-31)
Celebriamo la risurrezione di Gesù con festa e meraviglia, con uno stupore che non è invecchiato in venti secoli di storia; perché qui si tratta della nostra vita, del senso del nostro cammino oggi e del futuro che cerchiamo, speriamo, invochiamo. Questi passi nella fede, pur a volte incerti e messi alla prova, sono passi per incontrare la vita, per affidarsi al futuro di Dio. Al suo regno che abita il cuore del mondo e lo sostiene, lo incoraggia, lo conduce alla sua pienezza. Si tratta della nostra stessa risurrezione! Pasqua non è semplicemente memoria, non è esaltazione di un accadimento passato; Pasqua è garanzia di bellezza e festa, è fiducia in una promessa di amore e perdono, promessa di vita nonostante tutti i segni di decadimento e di morte del nostro mondo e del nostro faticoso vivere insieme. Se non questo, cosa annunceremmo mai con le parole della risurrezione, con la notte di fuoco e luce, con il festante lasciar andare le nostre campanelle e campane?
Preghiamo
Effondi largamente, o Dio, nei nostri cuori
la grazia dei sacramenti pasquali
perché ci renda capaci di accogliere
la ricchezza della vita risorta.
dalla liturgia del giorno