Dt 16,1-4; 2Cr 35,1-7.10-18; Lv 6,17; 7,1-6; Ger 11,18-20
Il Signore me lo ha manifestato e io l’ho saputo; mi ha fatto vedere i loro intrighi. E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me. (Ger 11,18-19)
Nel Corano nessun profeta è ucciso. Allah non permette la sofferenza dei suoi profeti. Invece nella storia della salvezza, i profeti sono sempre perseguitati dal loro popolo. Il cammino di ogni profeta è vittimale. Devono proclamare la parola di Dio, portare costantamente il popolo di Dio sulla via dell’alleanza e non aver paura di finire come oggetto d’odio e vendetta del suo popolo. Così, l’esperienza di Geremia è drammatica. La sua gente non ascolta la parola di Dio e cerca di eliminarlo. A causa dell’arroganza del popolo d’Israele, Dio non risparmia il suo unico figlio Gesù. Così la storia della salvezza ci insegna che solo all’interno della relazione con Dio possiamo trovare la risposta alla sofferenza. Non si risponde alla violenza con la violenza.
Preghiamo
Signore, se mi guardo attorno,
vedo violenza e vendetta.
I nostri bambini respirano una cultura di odio e divisione.
April il cuore dell’uomo
all’urgenza della riconciliazione
con se stesso e con il prossimo.