Gen 13,1b-11; Sal 118 (119); Pr 5,15-23; Mt 5,31-37
Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suo i piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno. (Mt 5,34-37)
I discorsi con i tunisini sono pieni di giuramenti: “Wallahi” (ti giuro per Dio), “Biraasmi” (per la mia testa) e tante altre formule. Perché? Per conferire autenticità a quanto raccontano. Tali giuramenti pongono Dio o la propria vita come testimone del loro racconto. Gesù ci chiede di non strumentalizzare né Dio né la vita per autentificare i nostri discorsi; ci chiede solo di essere autentici in quanto diciamo e facciamo. La credibilità è uno degli elementi fondamentali della testimonianza cristiana. Annunciare Gesù in Tunisia non è fare propaganda, è anzitutto offrire la credibilità e l’autenticità del nostro essere. Gesù ci invita a essere credibili e chiari in ciò che diciamo e facciamo.
Preghiamo
Signore, abita nel nostro cuore
perché ogni parola che diciamo
e ogni opera che facciamo
sia credibile e autentica.
Fa’ che i tuoi discepoli
rispecchino la tua bellezza interiore.