Ez 3,1-15; Sal 75; Gl 2,21-27; Mt 9,16-17
«Figlio dell’uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo.» Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele. Ez 3,3
Dopo l’ascolto, si deve mangiare, coinvolgendo corpo e persona. Si diventa ciò che si mangia e il legame tra il Signore ed Ezechiele si fa ancora più forte, carne della propria carne. D’ora innanzi non parlerà per sua iniziativa, ma nemmeno dovrà ripetere parole o teorie astratte. Dovrà nutrirsi delle sante Scritture per diventare lui stesso parola vivente capace di comunicare la Parola con l’esistenza e i suoi comportamenti. L’immagine tenerissima del cibo dato richiama quella di una madre che nutre il figlio piccolo, imboccandolo e controllando che non venga inghiottito male o sia gettato via. Ma la Parola può anche inquietare e persino sconvolgere: la missione è lotta, attacco tensione. Sull’esempio di Ezechiele chiediamo forza per continuare l’annuncio, senza timore e paura. Gustando il rotolo e nutrendoci di Parola – vero miele per la nostra bocca – la fronte diverrà diamante, più dura della selce.
Preghiamo
Accogliere la Parola significa credere…
L’uomo è fatto per accogliere la Parola,
l’uomo è capace di accogliere la Parola,
l’uomo fruttifica in misura
della sua accoglienza della Parola della sua fede.
Carlo Maria Martini