Is 51,7-12a; Sal 47; Rm 15,15-21; Mt 3,1-12
Felicità perenne sarà sul loro capo, giubilo e felicità li seguiranno, svaniranno afflizioni e sospiri. Io, io sono il vostro consolatore. Is 51,12
Splendide queste parole del profeta e uniche in Isaia: anticipano la caratteristica dello Spirito Santo come Consolatore. Il Signore è vicino a chi lo ascolta, ristabilirà la sua salvezza e rimarrà in eterno: porterà giubilo e felicità dove prima c’era disperazione. Dire Dio come “consolatore” rivela la sua persona (espressa due volte con il pronome personale) e tutta la sua opera di bene: «Il Consolatore di cui parlava Isaia, visto in prospettiva profetica, è Colui che porta la Buona Novella da parte di Dio, confermandola con dei “segni”, cioè con delle opere contenenti i beni salutari di verità, di giustizia, di amore, di liberazione: la “consolazione d’Israele”» (Giovanni Paolo II). Permettiamo a Dio di consolare il nostro cuore e diventiamo noi stessi strumento di consolazione per i nostri fratelli afflitti. All’inizio di questa seconda settimana di Avvento guardiamo alla carità di Dio e doniamo carità.
Preghiamo
Mio Dio, prendimi per mano,
ti seguirò, non farò troppa resistenza.
E dovunque mi troverò, io cercherò
d’irraggiare un po’ di quell’amore,
di quel vero amore per gli uomini
che mi porto dentro.
Etty Hillesum