Ez 6,1.11-14; Sal 26; Ag 2,1-9; Mt 12,33-37
Chi è lontano morirà di peste, chi è vicino cadrà di spada, chi è assediato morirà di fame. Ez 6,12
A Ezechiele viene prima chiesto di compiere tre gesti simbolici: battere le mani, pestare i piedi e preannunciare altrettanti terribili avvenimenti che cadranno sul popolo. Poi si abbatteranno la peste, la fame e la spada. A questi mali nessuno potrà sfuggire e la terra diventerà desolata e brulla come un deserto. Lo sdegno di Dio diventa parola infallibile ricevuta dal profeta e si compie in ogni suo dettaglio. Il Signore non riesce a salvare il suo popolo: pare quasi che non voglia essere salvato perché vuole confidare solo in sé. Interroghiamoci sulla nostra supponenza e sui deserti che l’uomo d’oggi provoca sulla terra. Pandemia, carestia e guerra sono parole risuonate tanto in questi ultimi tempi e che non siamo riusciti a debellare nel mondo. Chiediamoci quale è stato il nostro contributo per eliminare questi mali: siamo riusciti a battere le mani, pestare i piedi o denunciare ingiustizie e offese?
Preghiamo
Io sento i tuoi passi inseguirmi
di deserto in deserto, passi
infaticati e discreti
per non impaurire:
Tu, divino Inquieto
che rompe gl’incanti
e distrugge le paci
e non concede tregue…
David Maria Turoldo