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Sir 50,1a-b;44,16a.17ab.19b-20a.21a.21d.23a-c; 45, 3b.12a.7.15e-16c; Sal 88; Ef 3,2-11; Gv 10,11-16

7 Dicembre 2012

Ordinazione di sant’Ambrogio – Solennità

vescovo e dottore della Chiesa, patrono della Santa Chiesa Ambrosiana e della Città di Milano

 

 

Lettura

Lettura del libro del Siracide 50, 1a-b(cfr.); 44, 16a. 17ab. 19b-20a. 21a. 21d. 23a-c; 45, 3b. 12a. 7. 15e-16c

 

Ecco il sommo sacerdote,

che nella sua vita piacque al Signore.

Fu trovato perfetto e giusto,

al tempo dell’ira fu segno di riconciliazione.

Nessuno fu trovato simile a lui nella gloria.

Egli custodì la legge dell’Altissimo.

Per questo Dio gli promise con giuramento

di innalzare la sua discendenza.

Dio fece posare sul suo capo

la benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza;

lo confermò nelle sue benedizioni.

Lo glorificò davanti ai re.

Sopra il turbante gli pose una corona d’oro.

Stabilì con lui un’alleanza perenne

e lo fece sacerdote per il popolo.

Lo onorò con splendidi ornamenti

e gli fece indossare una veste di gloria,

esercitare il sacerdozio

e benedire il popolo nel Suo nome.

Lo scelse fra tutti i viventi

perché offrisse sacrifici al Signore,

incenso e profumo come memoriale.

 

[oppure: Lettura agiografica – vedi Lettura vigiliare ]

 

Salmo

Sal 88 (89)

 

R.:  Sei stato fedele, Signore, con il tuo servo.

 

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,

perché hai detto: «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,

ho giurato a Davide, mio servo.         R

 

Ho trovato Davide, mio servo,

con il mio santo olio l’ho consacrato;

la mia mano è il suo sostegno,

il mio braccio è la sua forza.   R

 

La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui

e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.

Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:

certo non mentirò a Davide. R

 

In eterno durerà la sua discendenza,

il suo trono davanti a me quanto il sole,

sempre saldo come la luna,

testimone fedele nel cielo».   R

 

Epistola

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3, 2-11

 

Fratelli,

penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l’efficacia della sua potenza. A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore.

 

Vangelo

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 10, 11-16

 

In quel tempo.

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore».