V Feria dopo l’Epifania
LETTURA
Lettura del Cantico dei Cantici 6, 4-9
Tu sei bella, amica mia, come la città di Tirsa, / incantevole come Gerusalemme, / terribile come un vessillo di guerra. / Distogli da me i tuoi occhi, / perché mi sconvolgono. / Le tue chiome sono come un gregge di capre / che scendono dal Gàlaad. / I tuoi denti come un gregge di pecore / che risalgono dal bagno; / tutte hanno gemelli, / nessuna di loro è senza figli. / Come spicchio di melagrana è la tua tempia, / dietro il tuo velo. / Siano pure sessanta le mogli del re, / ottanta le concubine, / innumerevoli le ragazze! / Ma unica è la mia colomba, il mio tutto, / unica per sua madre, / la preferita di colei che l’ha generata. / La vedono le giovani e la dicono beata. / Le regine e le concubine la coprono di lodi.
SALMO
Sal 44 (45)
® Tu sei bella, amica mia, in te nessuna macchia.
Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio. ®
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra. ®
Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni;
così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. ®
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 14, 1. 15-24
In quel tempo. Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».