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1Gv 3,17-24; Sal 111; Lc 17,7-10

9 Settembre 2015

 

SETTIMANA DELLA II DOMENICA

DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

MERCOLEDÌ

 

 

LETTURA

Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo 3, 17-24

 

Figlioli miei, se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.

In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.

Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.            

 

 

SALMO

Sal 111 (112)

 

             ®  Dio ama chi dona con gioia.

 

Beato l’uomo che teme il Signore

e nei suoi precetti trova grande gioia.

Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:

misericordioso, pietoso e giusto. ®

 

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,

amministra i suoi beni con giustizia.

Cattive notizie non avrà da temere,

saldo è il suo cuore, confida nel Signore. ®

 

Sicuro è il suo cuore, non teme,

finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri,

la sua giustizia rimane per sempre,

la sua fronte s’innalza nella gloria. ®

 

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Luca 17, 7-10

 

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».