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Gen 49, 29-50,13; Sal 118,145-152; Pr 31,1-9; Gv 7, 43-53

6 Aprile 2017

 

GIOVEDÌ DELLA V SETTIMANA DI QUARESIMA

 

GENESI
Lettura del libro della Genesi 49, 29 – 50, 13

In quei giorni. Giacobbe diede quest’ordine ai suoi figli: «Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l’Ittita, nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nella terra di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l’Ittita come proprietà sepolcrale. Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso è stata acquistata dagli Ittiti».
Quando Giacobbe ebbe finito di dare quest’ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò, e fu riunito ai suoi antenati.
Allora Giuseppe si gettò sul volto di suo padre, pianse su di lui e lo baciò. Quindi Giuseppe ordinò ai medici al suo servizio di imbalsamare suo padre. I medici imbalsamarono Israele e vi impiegarono quaranta giorni, perché tanti ne occorrono per l’imbalsamazione. Gli Egiziani lo piansero settanta giorni.
Passati i giorni del lutto, Giuseppe parlò alla casa del faraone: «Se ho trovato grazia ai vostri occhi, vogliate riferire agli orecchi del faraone queste parole. Mio padre mi ha fatto fare un giuramento, dicendomi: “Ecco, io sto per morire: tu devi seppellirmi nel sepolcro che mi sono scavato nella terra di Canaan”. Ora, possa io andare a seppellire mio padre e poi tornare». Il faraone rispose: «Va’ e seppellisci tuo padre, come egli ti ha fatto giurare».
Giuseppe andò a seppellire suo padre e con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani della sua casa, tutti gli anziani della terra d’Egitto, tutta la casa di Giuseppe, i suoi fratelli e la casa di suo padre. Lasciarono nella regione di Gosen soltanto i loro bambini, le loro greggi e i loro armenti. Andarono con lui anche i carri da guerra e la cavalleria, così da formare una carovana imponente. Quando arrivarono all’aia di Atad, che è al di là del Giordano, fecero un lamento molto grande e solenne, e Giuseppe celebrò per suo padre un lutto di sette giorni. I Cananei che abitavano la terra videro il lutto all’aia di Atad e dissero: «È un lutto grave questo per gli Egiziani». Per questo la si chiamò Abel-Misràim; essa si trova al di là del Giordano.
I figli di Giacobbe fecero per lui così come aveva loro comandato. I suoi figli lo portarono nella terra di Canaan e lo seppellirono nella caverna del campo di Macpela, quel campo che Abramo aveva acquistato, come proprietà sepolcrale, da Efron l’Ittita, e che si trova di fronte a Mamre.

 

SALMO
Sal 118 (119), 145-152

 

                     ® Risplenda su noi, Signore, la luce del tuo volto.

 

Invoco con tutto il cuore: Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi decreti.
Io t’invoco: salvami
e osserverò i tuoi insegnamenti. ®

 

Precedo l’aurora e grido aiuto,
spero nelle tue parole.
I miei occhi precedono il mattino,
per meditare sulla tua promessa. ®

 

Ascolta la mia voce, secondo il tuo amore;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
Si avvicinano quelli che seguono il male:
sono lontani dalla tua legge. ®

 

Tu, Signore, sei vicino;
tutti i tuoi comandi sono verità.
Da tempo lo so: i tuoi insegnamenti
li hai stabiliti per sempre. ®

 

PROVERBI
Lettura del libro dei Proverbi 31, 1-9

Parole di Lemuèl, re di Massa, che apprese da sua madre. / Che mai, figlio mio! Che mai, figlio del mio grembo! / Che mai, figlio dei miei voti! / Non concedere alle donne il tuo vigore, / né i tuoi fianchi a quelle che corrompono i re. / Non conviene ai re, Lemuèl, / non conviene ai re bere il vino, / né ai prìncipi desiderare bevande inebrianti, / per paura che, bevendo, dimentichino ciò che hanno decretato / e tradiscano il diritto di tutti gli infelici. / Date bevande inebrianti a chi si sente venir meno / e il vino a chi ha l’amarezza nel cuore: / beva e dimentichi la sua povertà / e non si ricordi più delle sue pene. / Apri la bocca in favore del muto, / in difesa di tutti gli sventurati. / Apri la bocca e giudica con equità, / rendi giustizia all’infelice e al povero.

 

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 7, 43-53

In quel tempo. Tra la gente nacque un dissenso riguardo al Signore Gesù. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui.
Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.