LETTURA
Lettura del secondo libro dei Maccabei 3, 1-8a. 24-27. 31-36
In quei giorni. Nel periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onìa e la sua avversione al male, gli stessi re avevano preso a onorare il luogo santo e a glorificare il tempio con doni insigni, al punto che anche Selèuco, re dell’Asia, provvedeva con le proprie entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici. Ma un certo Simone, della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno all’amministrazione della città. Non riuscendo a prevalere su Onìa, si recò da Apollònio di Tarso, che in quel periodo era governatore della Celesiria e della Fenicia, e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense, tanto che l’ammontare delle somme era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici; era quindi possibile trasferire tutto in potere del re.
Apollònio si incontrò con il re e gli riferì delle ricchezze a lui denunciate; quegli designò Eliodòro, l’incaricato d’affari, e lo inviò con l’ordine di effettuare la confisca delle suddette ricchezze. Eliodòro si mise subito in viaggio.
Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro, il Signore degli spiriti e di ogni potere si manifestò con un’apparizione così grande, che tutti i temerari che avevano osato entrare, colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono stremati e atterriti. Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro Eliodòro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere appariva rivestito di armatura d’oro. Davanti a lui comparvero, inoltre, altri due giovani dotati di grande forza, splendidi per bellezza e meravigliosi nell’abbigliamento, i quali, postisi ai due lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse. In un attimo fu gettato a terra e si trovò immerso in una fitta oscurità. Allora i suoi lo afferrarono e lo misero su una barella.
Subito alcuni compagni di Eliodòro pregarono Onìa che supplicasse l’Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava irrimediabilmente esalando l’ultimo respiro. Il sommo sacerdote, temendo che il re avrebbe potuto sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodòro, offrì un sacrificio per la salute di costui. Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero di nuovo a Eliodòro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali, restando in piedi, dissero: «Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onìa, per merito del quale il Signore ti ridà la vita. Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio». Dette queste parole, disparvero. Eliodòro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da Onìa e fece ritorno con il suo seguito dal re. Egli testimoniava a tutti le opere del Dio grandissimo, che aveva visto con i suoi occhi.
SALMO
Sal 9 (10)
® Narrate a tutti i popoli le opere di Dio.
Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l’avido benedice se stesso.
Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
«Dio non ne chiede conto, non esiste!»;
questo è tutto il suo pensiero. ®
Le sue vie vanno sempre a buon fine,
troppo in alto per lui sono i tuoi giudizi:
con un soffio spazza via i suoi avversari.
Egli pensa: «Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure». ®
Sorgi, Signore Dio, alza la tua mano,
non dimenticare i poveri.
Spezza il braccio del malvagio e dell’empio,
cercherai il suo peccato e più non lo troverai.
Il Signore è re in eterno, per sempre. ®
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Marco 1, 4-8
In quel tempo. Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».