«La Chiesa in Terra Santa, che ben spesso ha sperimentato l’oscuro mistero del Golgota, non deve mai cessare di essere un intrepido araldo del luminoso messaggio di speranza che questa tomba vuota proclama». Nell’ultima tappa del suo pellegrinaggio in Medio Oriente, Benedetto XVI ha sostato in preghiera al Santo Sepolcro, nella Città Vecchia di Gerusalemme.
Accolto dal custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, e dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, il Papa ha chiesto ai presenti di non rinunciare alla speranza e ha ribadito che recriminazioni e ostilità possono essere vinte. «Le memorie possono essere purificate, gli amari frutti della recriminazione e dell’ostilità possono essere superati – ha dichiarato – e un futuro di giustizia, di pace, di prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo e donna, per l’intera famiglia umana, e in maniera speciale per il popolo che vive in questa terra, così cara al cuore del Salvatore». E ha aggiunto che Il Vangelo ci dice che Dio può far nuove tutte le cose, che «la storia non necessariamente si ripete».
«Sperimentiamo la vergogna della nostra divisione – ha affermato il Papa durante l’incontro ecumenico al Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme -. Tuttavia, inviati nel mondo, resi saldi dalla forza unificante dello Spirito Santo, chiamati ad annunciare la riconciliazione che attira ogni uomo a credere che Gesù è il Figlio di Dio, noi dobbiamo trovare la forza di raddoppiare il nostro impegno per perfezionare la nostra comunione, per renderla completa, per recare comune testimonianza all’amore del Padre, che invia il Figlio affinché il mondo conosca il suo amore per noi». «La Chiesa in Terra Santa, che ben spesso ha sperimentato l’oscuro mistero del Golgota, non deve mai cessare di essere un intrepido araldo del luminoso messaggio di speranza che questa tomba vuota proclama». Nell’ultima tappa del suo pellegrinaggio in Medio Oriente, Benedetto XVI ha sostato in preghiera al Santo Sepolcro, nella Città Vecchia di Gerusalemme.Accolto dal custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, e dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, il Papa ha chiesto ai presenti di non rinunciare alla speranza e ha ribadito che recriminazioni e ostilità possono essere vinte. «Le memorie possono essere purificate, gli amari frutti della recriminazione e dell’ostilità possono essere superati – ha dichiarato – e un futuro di giustizia, di pace, di prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo e donna, per l’intera famiglia umana, e in maniera speciale per il popolo che vive in questa terra, così cara al cuore del Salvatore». E ha aggiunto che Il Vangelo ci dice che Dio può far nuove tutte le cose, che «la storia non necessariamente si ripete».«Sperimentiamo la vergogna della nostra divisione – ha affermato il Papa durante l’incontro ecumenico al Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme -. Tuttavia, inviati nel mondo, resi saldi dalla forza unificante dello Spirito Santo, chiamati ad annunciare la riconciliazione che attira ogni uomo a credere che Gesù è il Figlio di Dio, noi dobbiamo trovare la forza di raddoppiare il nostro impegno per perfezionare la nostra comunione, per renderla completa, per recare comune testimonianza all’amore del Padre, che invia il Figlio affinché il mondo conosca il suo amore per noi». Il viaggio del messaggio e dell’ascolto Il Successore di Pietro ha fatto visita anche alla Chiesa Patriarcale armena apostolica, dove è stato accolto con grande cordialità dal Patriarca Torkom Manoukian. Per Benedetto XVI questo incontro ha rappresentato «un ulteriore passo nel cammino verso l’unità»: un dialogo che ha registrato «progressi nel superare il fardello di malintesi passati». Il Papa ha quindi espresso l’auspicio che i cristiani di Terra Santa «lavorino assieme con generosità e zelo annunciando il Vangelo della nostra riconciliazione in Cristo, e l’avvento del suo Regno di santità, di giustizia e di pace».Interpellato per un primo bilancio sul viaggio del Papa , il direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi ha dichiarato: «Il messaggio del Papa è stato un messaggio di pace, con molte sfaccettature diverse: pace tra gli stati, pace tra le diverse religioni, pace tra i diversi riti della Chiesa cattolica e le diverse confessioni cristiane. Però non è stato solo il viaggio del Papa che parla agli altri, ma è stato molto un viaggio del Papa che ascolta. Benedetto XVI è una persona che ascolta molto, con molta attenzione. Quindi, viaggio del messaggio e viaggio dell’ascolto. Queste sono le due dimensioni fondamentali, per quanto riguarda il Papa e il modo in cui ha camminato».Per poi sottolineare come «sia stato un viaggio di coraggio e di speranza allo stesso tempo. Il Papa era consapevole di venire in una situazione ricca di tensioni. Non è un momento facile per il Medio Oriente, per la Terra Santa e per Gerusalemme. Il Papa lo sapeva molto bene e ci si era anche domandati se era opportuno che egli venisse. Però ha scelto nella direzione del coraggio, che è un coraggio cristiano, che è una testimonianza di fede e di speranza». – Benedetto XVI pellegrino al Santo SepolcroIl Papa ai cristiani palestinesi: «Non abbiate paura»«Gerusalemme, città della pace»«L’orrore della Shoah mai più disonori l’umanità»Benedetto XVI in Terra Santa: costruire nuovi pontiBenedetto XVI in Terra Santa alle sorgenti della fede
Terra Santa
«Cristiani uniti nell’annuncio del Vangelo»
Nell'ultima tappa del suo viaggio, a Gerusalemme il Papa ha pregato al Santo Sepolcro e ha rivolto un appello alle comunità locali, a superare le divisioni e a perfezionare la loro comunione
Rita SALERNO Redazione
15 Maggio 2009