La crisi economica colpisce duramente anche le famiglie lecchesi. Ben 475.580 gli euro erogati per soddisfare 199 richieste approvate dal Fondo Famiglia-Lavoro su 266 richieste in totale provenienti dalla Zona pastorale III (che comprende anche i decanati di Erba, Asso e il Porlezzese). I soldi erogati sono stati indirizzati a spese necessarie, imprescindibili: affitto, rate di mutuo, bollette e spesa quotidiana. A far richiesta non sono soltanto famiglie immigrate, ma anche italiane. Queste ultime sono pari circa a un terzo delle domande a Lecco.
«La situazione è drammatica – spiega don Ettore Dubini, responsabile della Caritas zonale -, ma il territorio davanti a questa emergenza non si è tirato indietro, si è messo in gioco in prima persona con la sua Chiesa. Un servizio che ha due facce: avere risorse economiche donate da gente della Diocesi ed essere dotati di una rete, che passa attraverso i parroci e i tanti volontari, per distribuire tali aiuti a chi ne è bisognoso e ha i requisiti. Tutta la Chiesa locale si gioca in questa operazione». Il futuro? «Coinvolgere il territorio per rimpinguare questo Fondo, visto che oltre 4 milioni su 5 a livello diocesano sono già stati spesi, costringendo a rivedere ulteriormente le elargizioni dei contributi a favore, soprattutto, di famiglie con minori. L’altra operazione è, però, far fronte a una seconda tranche di domande». La crisi economica colpisce duramente anche le famiglie lecchesi. Ben 475.580 gli euro erogati per soddisfare 199 richieste approvate dal Fondo Famiglia-Lavoro su 266 richieste in totale provenienti dalla Zona pastorale III (che comprende anche i decanati di Erba, Asso e il Porlezzese). I soldi erogati sono stati indirizzati a spese necessarie, imprescindibili: affitto, rate di mutuo, bollette e spesa quotidiana. A far richiesta non sono soltanto famiglie immigrate, ma anche italiane. Queste ultime sono pari circa a un terzo delle domande a Lecco.«La situazione è drammatica – spiega don Ettore Dubini, responsabile della Caritas zonale -, ma il territorio davanti a questa emergenza non si è tirato indietro, si è messo in gioco in prima persona con la sua Chiesa. Un servizio che ha due facce: avere risorse economiche donate da gente della Diocesi ed essere dotati di una rete, che passa attraverso i parroci e i tanti volontari, per distribuire tali aiuti a chi ne è bisognoso e ha i requisiti. Tutta la Chiesa locale si gioca in questa operazione». Il futuro? «Coinvolgere il territorio per rimpinguare questo Fondo, visto che oltre 4 milioni su 5 a livello diocesano sono già stati spesi, costringendo a rivedere ulteriormente le elargizioni dei contributi a favore, soprattutto, di famiglie con minori. L’altra operazione è, però, far fronte a una seconda tranche di domande». Dignità e solidarietà Luciano Gualzetti, vicedirettore della Caritas Ambrosiana e segretario generale del Fondo, invece sottolinea: «La Diocesi si è spesa su tutto il territorio e ha risposto a un bisogno concreto di famiglie che hanno perso il lavoro a causa di questa crisi. Un bisogno soprattutto di dignità e di solidarietà. La riflessione sulle cause della crisi non deve essere secondaria, ma portare a rivedere gli stili di vita. Questa crisi deriva da un trentennio dove ci si era illusi di potersi indebitare se non ce la si fa da soli. Una mentalità che è crollata sotto i colpi del mercato e ora lo stile di vita deve riprendere un concetto di sobrietà. Operatori Caritas e Acli fanno riflettere su questo non lasciando da sole famiglie che rischiavano di rassegnarsi o isolarsi». Non è solo l’aiuto economico a essere importante. «Il Welfare – conclude Gualzetti – è totalmente inadeguato, non esiste, è stato smantellato e noi siamo una goccia nel mare del bisogno. Non possiamo contrastare la crisi che sta travolgendo le famiglie, ma stiamo facendo la nostra parte e attivando le comunità cristiane». A luglio, infatti, ben 54 parroci della Zona pastorale di Lecco hanno ricevuto da parte della Diocesi il contributo (in una parrocchia dell’Oggionese ci sono stati aiuti per 77 mila euro) e incontrato le famiglie bisognose che hanno ricevuto l’assegno. Ma gli operatori non incontrano le famiglie solo per valutare se rientrano nei requisiti: «Le incontrano – spiega Gualzetti – soprattutto se non possono entrare nel Fondo: nessuno è stato lasciato solo». Anche chi non ha subito lo tsunami della crisi è invitato a riflettere: «Speriamo che chi abbia risparmi oltre a quelli necessari al fabbisogno familiare possa contribuire al Fondo attraverso un aumento della sobrietà del suo stile di vita. Le risposte cominciano già ad arrivare in tal senso: conosciamo gruppi di famiglie che si autotassano per aiutare una data famiglia oppure, per esempio, per tenere i bambini che una famiglia non può più permettersi di mandare all’asilo».
Famiglia-Lavoro
Fondo, l’impegno della Chiesa a Lecco
Erogati i contributi per far fronte alle spese necessarie. Ma la crisi si affronta anche riflettendo sugli stili di vita. Parlano il responsabile della Caritas zonale don Ettore Dubini e il segretario generale del Fondo Luciano Gualzetti
di Marcello VILLANI Redazione
12 Novembre 2009