Dopo Gerusalemme, Benedetto XVI ha fatto tappa a Betlemme, dove nacque Gesù, un’occasione per invitare tutti a testimoniare come Cristo il trionfo dell’amore sull’odio. Il Papa è giunto a Betlemme poco prima delle otto, dopo aver superato il check-point che divide lo stato d’Israele dai Territori palestinesi. Nella piazza della Mangiatoia – dove ha celebrato la messa alla presenza di migliaia di fedeli venuti anche dall’Europa per seguirlo -, Papa Ratzinger ha avuto parole di speranza per la comunità locale provata da anni di sofferenze. Per poi esprimere solidarietà ai pellegrini giunti da Gaza, per i quali ha chiesto che sia tolto l’embargo. Al rito, tra imponenti misure di sicurezza, ha preso parte anche il presidente Abbas e decine di musulmani.
Una giornata nel cuore del popolo palestinese, quella di ieri, per rinnovare l’appello di pace e di speranza nella cittadina che più di duemila anni fa vide nascere Gesù. Dalla Piazza della Mangiatoia di Betlemme, di fronte alla Basilica della Natività, sullo sfondo delle aride colline del Neghev e davanti a diecimila fedeli, Benedetto XVI ha lanciato una forte invocazione a «non avere paura», riproponendo l’appello che Giovanni Paolo II lanciò nell’anno del Grande Giubileo del Duemila. «Per gli uomini e le donne di ogni luogo – ha detto il Papa – Betlemme è associata al gioioso messaggio della rinascita, del rinnovamento, della luce e della libertà. E tuttavia qui, in mezzo a noi, quanto lontana sembra questa magnifica promessa dall’essere compiuta! Quanto distante appare quel Regno di ampio dominio e di pace, sicurezza, giustizia e integrità!».
Benedetto XVI ha poi ribadito che «dal giorno della sua nascita Gesù è stato “segno di contraddizione” e qui a Betlemme, nel mezzo di ogni genere di contraddizione, le pietre continuano a gridare questa “buona novella”, il messaggio di redenzione che questa città, al di sopra di tutte le altre, è chiamata a proclamare a tutto il mondo». Dopo Gerusalemme, Benedetto XVI ha fatto tappa a Betlemme, dove nacque Gesù, un’occasione per invitare tutti a testimoniare come Cristo il trionfo dell’amore sull’odio. Il Papa è giunto a Betlemme poco prima delle otto, dopo aver superato il check-point che divide lo stato d’Israele dai Territori palestinesi. Nella piazza della Mangiatoia – dove ha celebrato la messa alla presenza di migliaia di fedeli venuti anche dall’Europa per seguirlo -, Papa Ratzinger ha avuto parole di speranza per la comunità locale provata da anni di sofferenze. Per poi esprimere solidarietà ai pellegrini giunti da Gaza, per i quali ha chiesto che sia tolto l’embargo. Al rito, tra imponenti misure di sicurezza, ha preso parte anche il presidente Abbas e decine di musulmani. Una giornata nel cuore del popolo palestinese, quella di ieri, per rinnovare l’appello di pace e di speranza nella cittadina che più di duemila anni fa vide nascere Gesù. Dalla Piazza della Mangiatoia di Betlemme, di fronte alla Basilica della Natività, sullo sfondo delle aride colline del Neghev e davanti a diecimila fedeli, Benedetto XVI ha lanciato una forte invocazione a «non avere paura», riproponendo l’appello che Giovanni Paolo II lanciò nell’anno del Grande Giubileo del Duemila. «Per gli uomini e le donne di ogni luogo – ha detto il Papa – Betlemme è associata al gioioso messaggio della rinascita, del rinnovamento, della luce e della libertà. E tuttavia qui, in mezzo a noi, quanto lontana sembra questa magnifica promessa dall’essere compiuta! Quanto distante appare quel Regno di ampio dominio e di pace, sicurezza, giustizia e integrità!».Benedetto XVI ha poi ribadito che «dal giorno della sua nascita Gesù è stato “segno di contraddizione” e qui a Betlemme, nel mezzo di ogni genere di contraddizione, le pietre continuano a gridare questa “buona novella”, il messaggio di redenzione che questa città, al di sopra di tutte le altre, è chiamata a proclamare a tutto il mondo». «Siate ponte di dialogo» Rivolgendosi alla piccola comunità cristiana locale ha aggiunto: «Non abbiate paura! Adoperatevi con iniziative concrete per consolidare la vostra presenza e per offrire nuove possibilità a quanti sono tentati di partire, soprattutto ai giovani che sono il futuro di questo popolo». A Betlemme i cristiani rappresentavano l’80% della popolazione, ora sono poco più del 15-20% ed emigrano per la precarietà del lavoro, l’instabilità politica nella regione e le minacce dell’integralismo islamico. Benedetto XVI li ha invitati a «essere ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare una cultura di pace che superi l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione. Edificate le vostre Chiese locali – ha esortato il Papa che si è congedato nel tardo pomeriggio dai Territori palestinesi dopo aver fatto visita al Campo profughi – facendo di esse laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di solidarietà e di carità. Non abbiate paura, la vostra terra non ha bisogno soltanto di nuove strutture economiche e politiche, ma di una nuova infrastruttura spirituale da mettere al servizio dell’educazione dello sviluppo e della promozione del bene comune».All’omelia il Papa non ha voluto dimenticare la presenza dei pellegrini provenienti dalla martoriata Gaza, a causa della guerra: «Vi chiedo di portare alle vostre famiglie e comunità il mio caloroso abbraccio, le mie condoglianze per le perdite, le avversità e le sofferenze che avete dovuto sopportare. Siate sicuri della mia solidarietà con voi nell’immensa opera di ricostruzione che ora vi sta davanti e delle mie preghiere che l’embargo sia presto tolto». – «Gerusalemme, città della pace»«L’orrore della Shoah mai più disonori l’umanità»Benedetto XVI in Terra Santa: costruire nuovi pontiBenedetto XVI in Terra Santa alle sorgenti della fede
Pellegrinaggio
Il Papa ai palestinesi: «Non abbiate paura»
A�Betlemme Benedetto XVI ha sottolineato che «in questo luogo le pietre continuano a gridare la "buona novella"; questa città è chiamata a proclamare al mondo il messaggio di redenzione». Il Santo Padre ha anche chiesto che sia tolto l'embargo da Gaza
Rita SALERNO Redazione
14 Maggio 2009Benedetto XVI con il presidente palestinese Abu Mazen