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Roma

Don Gnocchi, un esempio per chi assiste i deboli

Le parole di Benedetto XVI ai 1600 rappresentanti dei 28 Centri italiani della Fondazione che hanno partecipato all'udienza generale in San Pietro: da Milano un treno speciale. Donata al Papa una reliquia del Beato

di Nino PISCHETOLA Redazione

11 Marzo 2010

L’esempio di don Gnocchi «sostenga l’impegno di quanti si dedicano al servizio dei più deboli»: lo ha auspicato il Papa salutando ieri nella Basilica di San Pietro i 1600 operatori provenienti dai 28 Centri italiani della Fondazione Don Gnocchi; sono arrivati a Roma con diversi mezzi, tra cui un treno speciale “Frecciarossa” partito da Milano. Dopo la beatificazione di don Carlo Gnocchi, celebrata in piazza Duomo il 25 ottobre scorso, il pellegrinaggio è stato promosso per portare un ringraziamento a Benedetto XVI a cui è stata anche consegnata una reliquia del Beato.
«Cari amici – ha esordito il Pontefice nel suo saluto -, ho ben presente la straordinaria attività che dispiegate in favore dei bambini in difficoltà, dei disabili, degli anziani, dei malati terminali e nel vasto ambito assistenziale e sanitario. Mediante i vostri progetti di solidarietà, vi sforzate di proseguire la benemerita opera iniziata dal beato Carlo Gnocchi».
Nell’udienza che si è tenuta nella Basilica vaticana, il Papa, prima di prendere la parola, si è avvicinato ad alcuni ragazzi disabili presenti. Nel suo breve, ma intenso intervento ha soprattutto ricordato la figura di don Gnocchi, «luminosa figura del clero milanese, apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana, che raccogliendo le sfide del suo tempo, si dedicò con ogni premura ai piccoli mutilati, vittime della guerra, nei quali scorgeva il volto di Dio». «Sacerdote dinamico ed entusiasta e acuto educatore – ha continuato -, visse integralmente il Vangelo nei differenti contesti di vita, nei quali operò con incessante zelo e con infaticabile ardore apostolico».
Benedetto XVI ha indicato don Gnocchi come un «fulgido esempio» per «quanti si dedicano al servizio dei più deboli» e «un modello da imitare» per la Chiesa e, in particolare, per i preti che in questo Anno sacerdotale possono guardare al Beato per «riscoprire e rinvigorire la consapevolezza dello straordinario dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto». L’esempio di don Gnocchi «sostenga l’impegno di quanti si dedicano al servizio dei più deboli»: lo ha auspicato il Papa salutando ieri nella Basilica di San Pietro i 1600 operatori provenienti dai 28 Centri italiani della Fondazione Don Gnocchi; sono arrivati a Roma con diversi mezzi, tra cui un treno speciale “Frecciarossa” partito da Milano. Dopo la beatificazione di don Carlo Gnocchi, celebrata in piazza Duomo il 25 ottobre scorso, il pellegrinaggio è stato promosso per portare un ringraziamento a Benedetto XVI a cui è stata anche consegnata una reliquia del Beato.«Cari amici – ha esordito il Pontefice nel suo saluto -, ho ben presente la straordinaria attività che dispiegate in favore dei bambini in difficoltà, dei disabili, degli anziani, dei malati terminali e nel vasto ambito assistenziale e sanitario. Mediante i vostri progetti di solidarietà, vi sforzate di proseguire la benemerita opera iniziata dal beato Carlo Gnocchi».Nell’udienza che si è tenuta nella Basilica vaticana, il Papa, prima di prendere la parola, si è avvicinato ad alcuni ragazzi disabili presenti. Nel suo breve, ma intenso intervento ha soprattutto ricordato la figura di don Gnocchi, «luminosa figura del clero milanese, apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana, che raccogliendo le sfide del suo tempo, si dedicò con ogni premura ai piccoli mutilati, vittime della guerra, nei quali scorgeva il volto di Dio». «Sacerdote dinamico ed entusiasta e acuto educatore – ha continuato -, visse integralmente il Vangelo nei differenti contesti di vita, nei quali operò con incessante zelo e con infaticabile ardore apostolico».Benedetto XVI ha indicato don Gnocchi come un «fulgido esempio» per «quanti si dedicano al servizio dei più deboli» e «un modello da imitare» per la Chiesa e, in particolare, per i preti che in questo Anno sacerdotale possono guardare al Beato per «riscoprire e rinvigorire la consapevolezza dello straordinario dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto». Il saluto alla delegazione Dopo il suo discorso, il Papa ha concluso l’incontro in San Pietro salutando personalmente una delegazione della Fondazione Don Gnocchi, tra cui il presidente monsignor Angelo Bazzari, il direttore generale Gianbattista Martinelli, la superiora delle suore del Centro Santa Maria Nascente di Milano, suor Annetta, insieme a fratel Rodolfo Meoli, postulatore della causa di beatificazione di don Gnocchi, Silvio Colagrande, al quale da bambino sono state trapiantate le cornee del Beato, e Amelia Locatelli, la vedova di Sperandio Aldeni, il “miracolato” da don Gnocchi. Tra i fedeli, oltre alla dirigenza centrale e ai responsabili delle strutture operanti in Italia, si notava una presenza significativa di personale, ospiti, familiari e volontari della Fondazione, accompagnati da una nutrita rappresentanza di ex-allievi di don Gnocchi, alpini, esponenti dell’Aido.Il pellegrinaggio a Roma si è concluso in San Pietro con una celebrazione eucaristica concelebrata dal cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica vaticana, e da monsignor Giuseppe Merisi, vescovo ambrosiano alla guida della Diocesi di Lodi e presidente della Commissione della Cei per la carità e la salute. Al termine, monsignor Bazzari si è rivolto ai pellegrini rilanciando il motto che accompagna le attività della Fondazione Don Gnocchi: «Accanto alla vita. Sempre!». –