Come custodire e trasmettere i frutti dello Spirito dopo un secolo di movimento ecumenico? Certo, non è una questione semplice, quella sulla quale si interrogheranno stasera i relatori della tavola rotonda che segnerà, a Milano, uno dei momenti centrali e più significativi della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
«I cento anni trascorsi dall’evento che viene considerato l’avvio del movimento ecumenico, la prima conferenza missionaria mondiale svoltasi ad Edimburgo nel giugno del 1910, spiega perché occorra rilanciare il dialogo tra le diverse confessioni cristiane», riflette, a tale proposito, monsignor Franco Giulio Brambilla, vicario episcopale per la Cultura e preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, che parteciperà all’incontro.
«Proprio questo secolo, infatti, ci consente di raccogliere i “frutti” dell’ecumenismo, anche attraverso l’accelerazione del movimento avvenuta ai tempi del Concilio – non a caso, questo sarà anche il senso di un’opera importante sul tema, propiziata dal cardinale Walter Kasper – in un momento in cui può apparire che si stia attraversando un momento di stanchezza nell’ecumenismo. In realtà – continua Brambilla – è solo ritornando alle origini, da parte di tutte le confessioni cristiane, ri-attingendo, cioè, alla propria comprensione della fede e rileggendo l’evento originale del cristianesimo, che si possono superare difficoltà e incomprensioni. Credo che l’ecumenismo possa ritrovare spinta, per così dire, in questo cammino verso le sorgenti, la freschezza degli inizi. È questo l’itinerario su cui misurare ciascuna tradizione, proiettandosi, così, sul domani».
Quali sono, secondo il suo punto di vista di vescovo e teologo, i percorsi attualmente più promettenti del dialogo ecumenico?
Ritengo che gli orizzonti più importanti riguardino esattamente i due fronti, quello delle relazioni con i fratelli protestanti, nelle diversità delle Chiese, e quello con gli orientali. Il primo tema è, indubbiamente, la questione di Dio come fattore unificante di tutte le confessioni cristiane da iscrivere sullo sfondo del grande dialogo tra le religioni. Una fede che deve essere vissuta non come “indice” di divisione, pur nella marcatura delle singole identità, ma con la consapevolezza che credere in Dio è un modo per vivere in pienezza la propria umanità. Un confronto che partendo, con i protestanti, dalla convergenza registrata dieci anni fa, sulla giustificazione, arrivi a mettere a fuoco gli ambiti della Chiesa, dei sacramenti e del ministero. Con i fratelli d’Oriente penso che si possa, invece, recuperare proficuamente la loro peculiare tradizione ecclesiologica, sperimentata intorno all’Eucaristia, e valorizzare l’esperienza di Chiesa, concentrata a livello locale, che è il grande lascito che gli Orientali pongono all’attenzione e al pensiero religioso occidentale.
È ottimista per ciò che sarà il percorso dell’ecumenismo nel terzo millennio?
Bisogna esserlo, per rimanere fedeli alle parole del Vangelo di Luca, scelte come guida della Settimana di quest’anno, “Voi sarete testimoni di tutto ciò”. Come custodire e trasmettere i frutti dello Spirito dopo un secolo di movimento ecumenico? Certo, non è una questione semplice, quella sulla quale si interrogheranno stasera i relatori della tavola rotonda che segnerà, a Milano, uno dei momenti centrali e più significativi della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.«I cento anni trascorsi dall’evento che viene considerato l’avvio del movimento ecumenico, la prima conferenza missionaria mondiale svoltasi ad Edimburgo nel giugno del 1910, spiega perché occorra rilanciare il dialogo tra le diverse confessioni cristiane», riflette, a tale proposito, monsignor Franco Giulio Brambilla, vicario episcopale per la Cultura e preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, che parteciperà all’incontro.«Proprio questo secolo, infatti, ci consente di raccogliere i “frutti” dell’ecumenismo, anche attraverso l’accelerazione del movimento avvenuta ai tempi del Concilio – non a caso, questo sarà anche il senso di un’opera importante sul tema, propiziata dal cardinale Walter Kasper – in un momento in cui può apparire che si stia attraversando un momento di stanchezza nell’ecumenismo. In realtà – continua Brambilla – è solo ritornando alle origini, da parte di tutte le confessioni cristiane, ri-attingendo, cioè, alla propria comprensione della fede e rileggendo l’evento originale del cristianesimo, che si possono superare difficoltà e incomprensioni. Credo che l’ecumenismo possa ritrovare spinta, per così dire, in questo cammino verso le sorgenti, la freschezza degli inizi. È questo l’itinerario su cui misurare ciascuna tradizione, proiettandosi, così, sul domani».Quali sono, secondo il suo punto di vista di vescovo e teologo, i percorsi attualmente più promettenti del dialogo ecumenico?Ritengo che gli orizzonti più importanti riguardino esattamente i due fronti, quello delle relazioni con i fratelli protestanti, nelle diversità delle Chiese, e quello con gli orientali. Il primo tema è, indubbiamente, la questione di Dio come fattore unificante di tutte le confessioni cristiane da iscrivere sullo sfondo del grande dialogo tra le religioni. Una fede che deve essere vissuta non come “indice” di divisione, pur nella marcatura delle singole identità, ma con la consapevolezza che credere in Dio è un modo per vivere in pienezza la propria umanità. Un confronto che partendo, con i protestanti, dalla convergenza registrata dieci anni fa, sulla giustificazione, arrivi a mettere a fuoco gli ambiti della Chiesa, dei sacramenti e del ministero. Con i fratelli d’Oriente penso che si possa, invece, recuperare proficuamente la loro peculiare tradizione ecclesiologica, sperimentata intorno all’Eucaristia, e valorizzare l’esperienza di Chiesa, concentrata a livello locale, che è il grande lascito che gli Orientali pongono all’attenzione e al pensiero religioso occidentale.È ottimista per ciò che sarà il percorso dell’ecumenismo nel terzo millennio?Bisogna esserlo, per rimanere fedeli alle parole del Vangelo di Luca, scelte come guida della Settimana di quest’anno, “Voi sarete testimoni di tutto ciò”. Gli appuntamenti – Stasera, alle 20.45, al Teatro dell’Angelicum (piazza Sant’Angelo 2), si svolgerà una tavola rotonda con monsignor Franco Giulio Brambilla, vicario episcopale per la Cultura, del vescovo Siluan Span della Diocesi ortodossa romena d’Italia, e di Maria Bonafede, moderatora della Tavola Valdese. Domani, alle 13, momento di riflessione della “Grotta di Elia” nella chiesa di San Gottardo al Palazzo Reale e, alle 18, il Vespro nella chiesa ortodossa greca (via Romolo Gessi 19). Ai giovani è rivolta la Veglia ecumenica di sabato 23 alle 20.45 nella chiesa di Santo Stefano (piazza S. Stefano). Per concludere, domenica 24 alle 18.30 in San Marco (piazza San Marco), celebrazione ecumenica della Parola.