C’è una lettera che ho sentito vicina al nostro vissuto», dice don Ambrogio Basilico, parroco da un anno alla Pentecoste di Quarto Oggiaro, sacerdote dal 1997. Apprezza la «forte attenzione alla missione dei preti», un aspetto che «forse appare poco alle cronache», ma il fatto che l’Arcivescovo «ponga l’accento sull’annuncio della Buona notizia è importante». Poi aggiunge: «Mi ha colpito che abbia scritto questa lettera ai sacerdoti giovani perché non è scontato, ma il Cardinale conosce le difficoltà di oggi della pastorale giovanile e forse si è sentito in dovere di rivolgersi direttamente ai preti dell’oratorio». «C’è la consapevolezza di quanto sia difficile oggi lavorare con i ragazzi, il Vangelo è distante e non immediatamente comprensibile, ma i giovani ne hanno un gran bisogno». L’Arcivescovo invita a «cercare strade nuove», non solo per quanto riguarda «gli aspetti organizzativi o l’ottimizzazione delle forze», ma per «rinnovare il nostro modo di fare pastorale giovanile». E continua: «Mi ritrovo molto nelle parole dell’Arcivescovo quando dice di sognare una Chiesa che ascolta e che guarda con simpatia al mondo contemporaneo, che non ha paura del futuro e del confronto. Ben diverso dall’immagine di una Chiesa intesa come ultimo baluardo di un’identità cristiana da difendere con i denti di fronte a un mondo abitato sempre e solo dal male». Da questa lettera «la nostra missione appare di più come portatrice di una Buona notizia e non difesa di qualcosa di vecchio». Gli oratori estivi sono «un esempio di come sia possibile dare testimonianza giocando con i ragazzi, ma occorre trovare altre forme anche durante l’anno».
Luisa Bove